…siete fuori di ZUCCA?
Forse non sapete che…
“Lui è fuori di zucca”: questa diffusissima espressione italiana ha un equivalente inglese, ovvero “He’s out of his gourd”. Come vi definiranno, probabilmente, se parlate di zucca spaghetti: e invece esiste, ed è anche buonissima.
La zucca veniva coltivata già nel 5000 AC (perfino prima del mais) dalle tribù sudamericane: i semi erano pieni di proteine, ed era facilmente trasportabile, perfetta per gli scambi commerciali.
Le zucche contengono Beta Carotene, un antiossidante che protegge il corpo dai radicali liberi e rafforza il sistema immunitario. Quale scusa migliore per consumarne smodate quantità?
Della zucca non si butta niente! Puoi mangiarne tutte le parti. La buccia, i semi, le foglie (si possono usare per insaporire le zucche, o friggerle finché non diventano verde brillante per poi mangiarle calde), i fiori, i viticci, i germogli e i fiori. GNAM!
La tradizione di intagliare nelle zucche facce spaventose, e metterci dentro candele, è celtica (anche se all’inizio si usavano rape). Il motivo? Spaventare Jack O’ Lantern, un’anima errante, condannata a vagare sulla terrà per l’eternità.
Zucca o… dinosauro?
Questa zucca ornamentale, della varietà Maranka gourd, dalle caratteristiche venature irregolari che ricordano la pelle dei rettili, sembra uscita dalla preistoria.
Non è commestibile, una volta lasciata maturare e asciugare, assume una consistenza molto dura, simile al legno, e viene usata come ornamentale, strumento musicale o contenitore per l’acqua.
Se invece avete modo di procurarvi una zucca gigante…
da quella potete tirarne fuori una spaventosa testa di T-Rex, come ha fatto l’artista Chris Verra! Con una sola zucca gigante e dotato di straordinaria abilità e pazienza durante una lezione di arte per i bambini, ha dimostrato come si può ottenere una magnifica scultura.
Zucca da mangiare e zucca da dire.
La zucca è protagonista non solo della nostra tavola ma anche dei nostri discorsi. Ci sono molti modi di dire che fanno riferimento all’amata cucubirtacea. Il detto più famoso è sicuramente “avere poco sale in zucca” per riferirsi a persona poco assennata. La metafora deriva dall’ antica usanza di svuotare le zucche, farle essiccare ed utilizzarle come barattoli, in particolar modo come saliere.
Nel 1875 Pico Luri da Vassano fa riferimento proprio a questa abitudine nella sua raccolta di modi di dire proverbiali e motti popolari. Poichè zucca è anche un modo scherzoso di chiamare la testa, avere poco sale in zucca è come dire avere poca materia grigia in testa. Da qui anche il detto “zucca vuota“.
Sempre sul tema dell’intelligenza umana esiste anche il detto “Se una zucca non matura al sole matura a bastonate”, riferita a persona che, se non acquista saggezza e maturità in modo naturale con la crescita la raggiungerà comunque nel tempo a forza di delusioni, frustrazioni o punizioni.
La storia “misteriosa” della Zucca.
Contenitore leggero, infrangibile e impermeabile, la zucca Lagenaria svuotata della polpa ed essiccata, è stata utilizzata come contenitore del sale, dei cereali, fiasca per il vino, per l’acqua e per il latte. Le zucche, opportunamente trattate e tagliate, sono state usate quali elementari ma funzionali stoviglie. Per scopi non alimentari, piccole zucche sono servite da contenitori di polvere da sparo e di tabacco da fiuto. Nel mar Ligure zucche colorate sono state utilizzate per segnalare le reti o come primordiali salvagenti. In Sud America e in africa con le zucche si ottengono ancora oggi strumenti musicali.
Del nome zucca non c’è certezza delle origini: non si dice zucca americana come ad esempio per le patate dolci, anche se le varietà migliori impiegate attualmente in cucina, arrivano proprio da laggiù. Da dove arrivino precisamente nessuno lo sa, secondo il dizionario Zingarelli, il termine latino cocutia, ovvero ‘testa’ si sarebbe trasformato in ‘cocuzza’, ‘cozucca’ ed infine in zucca. Gli Egizi, i Romani, gli arabi, gli africani hanno documentato in diversi modi la prassi di coltivazione e di cucina di svariate varietà di zucche. In Italia, dove era presente la Lagenaria vulgaris, le zucche erano cibo per i contadini ed i maiali ma anche forma buone per far fiaschette. La scoperta del Nuovo Mondo accrebbe la lista di varietà, arrivano con Colombo le cucurbite pepo, maxima e moschata scoperte dagli spagnoli. Le nuove varietà colpirono la fantasia dei cuochi di corte: come riportano i documenti del tempo, preparazioni a base di zucca caratterizzarono le mense ducali di Ferrara e per via dei legami di parentela, anche di Mantova. La nota esotica che stimolava i cuochi di corte a creare nuovi cibi dolci apprezzati dai palati dell’epoca, sta alla base di una preparazione semplice come i cappellacci ferraresi, caratterizzati dalle dimensioni e da una sfoglia più spessa e con aggiunte successive, del tortello mantovano, cibo simbolo di ogni convivio, ed immancabile la vigilia di Natale.
Come maneggiare e conservare la zucca.
La zucca non può scivolare di mano né al contadino né alla massaia perché qualsiasi contusione ne rovina nel breve tempo la polpa e ne compromette la conservabilità. Fate attenzione anche all’umidità perché ne danneggia le caratteristiche organolettiche pertanto per conservarne la bontà, è fondamentale non esporla alle intemperie e conservarla in ambienti freschi ed asciutti. La zucca è delicata come il suo sapore quindi maneggiatela con cura!
La zucca si conserva intera per lunghi periodi in ambienti con temperature comprese tra i 6 e gli 8 gradi. Tagliata a fette e sistemata nello scomparto degli ortaggi del frigorifero, si mantiene sino a quattro giorni. Mondata e pulita, la zucca si può conservare in freezer ma, una volta scongelata, è buona per minestre, minestroni e creme. La polpa di zucca cotta si conserva bene in freezer tuttavia per i piatti principeschi, come i cappellacci o i tortelli, è doveroso garantirsi il risultato di tanto paziente lavoro, utilizzando esclusivamente zucca fresca.
Come riconoscere una zucca matura.
Per valutare il momento del raccolto o per decidere un acquisto è importante saper riconoscere una zucca matura. Una zucca maturata al sole si caratterizza per l’elevato grado zuccherino della polpa e per il sapore che al palato si rivela subito superiore. Tra fiducia per il fruttivendolo e metodi empirici si può scegliere di valutare il gambo che più grosso è, maggiori garanzie di maturazione offre.
Oppure ci si può affidare al rapporto peso/dimensioni secondo il quale una zucca piccola deve risultare sorprendentemente pesante. Si può infine decidere di valutare la densità della polpa, trafiggendola con uno spiedino per il semplice fatto che la saggezza contadina ritiene che la polpa soda sia sinonimo di maturità.
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